29 aprile 2009

Il Presepe (viva la radio)


Vi è mai capitato di assistere in tivvù alle trasmissioni in diretta (ma anche in differita) delle dichiarazioni di voto dei nostri parlamentari?
Personalmente approvo queste trasmissioni perchè permettono ai cittadini "normali" di poter dare un'occhiata ed una ascoltata a quello che stanno facendo (pro domo nostra) e di capire, più o meno, come funziona l'ambaradan.

Però (c'è sempre un però) qualcosa stride un pò tristemente.
Faccio un esempio: viene inquadrato l'attuale relatore che esprime l'opinione del proprio gruppo su un determinato argomento pronunciando così il suo voto. Contrario o meno, non ha importanza in questo contesto.

L'inquadratura, che sullo sfondo fa intravedere la cornice di cuoio rosso e legno degli scranni parlamentari, focalizza in primo piano l'incravattato relatore (dal colore della cravatta se ne identifica facilmente l'appartenenza politica) che, in base al proprio carattere, all'argomento ed a vari altri fattori, esprime la propria opinione con parole, gesti, occhiate, faccette e toni che variano da persona a persona, ma che comunque danno un senso concreto di partecipazione del proprio pensiero; di serietà e presenza.

Come è giusto che faccia, parla, parla, parla e, mentre parla, come è giusto che faccia, la regia allarga o cambia l'inquadratura per rendere più viva la trasmissione (se no, sai che mortorio).

Qualche primo piano sul cuoio rosso, una bella e soffice zummata sugli affreschi del soffitto, una panoramica di tutta la camera e... con la voce del relatore sempre in sottofondo, che continua ed esprimere la sua opinione, a descrivere anche importanti punti e/o proporre cambiamenti, lui che parla, parla, parla... cosa vediamo?
Un parlamentare legge il giornale estratto da una risma infinita di quotidiani, un'altro sta telefonando con fervore (e magari con 2 telefonini). Due ridacchiano fra di loro (l'ultima barzelletta?). Una onorevole rimette a posto nella borsetta rossetti, fards, telefonini, caramelline, bigliettini ecc. L’oratore parla, parla, parla. Uno passeggia tranquillamente tra gli scranni e saluta a destra e a manca. Uno dei salutati sta scrivendo una mail sul portatile (almeno così si spera). Qualcuno riposa (dorme).

Sembra di vedere un paesino d’altri tempi, un presepe, dove tutti sono ovattamente indaffarati a fare qualcosa di artigianalmente personale, completamente estraniati dal luogo ove si trovano.

Cullati nella bambagia multimediale di colui che ... parla, parla, parla.

Di colpo l'inquadratura torna al relatore ed al suo gruppo di spalle e, cosa si vede? Che anche gli stessi suoi collegi di partito, proprio lì, dietro e accanto a lui, fanno più o meno le stesse cose dei loro colleghi del villaggio. Intanto lui parla, parla, parla.

Ripeto: personalmente approvo queste trasmissioni, ma bisognerebbe prima educare i nostri rappresentanti a … fare almeno finta di esserci. (in questo dovrebbero essere abbastanza esperti).
In alternativa si può proporre alle emittenti di trasmettere queste dichiarazioni di voto televisive … via radio.
Occhio non vede …

19 aprile 2009

Che strano...



Si, STRANO.
La sinistra (beh, quel poco che c'è rimasto ovviamente) questa volta si è distinta rispetto al passato.

C'è stato un problema in Italia, un terremoto purtroppo con vittime e danni ingenti, e nessuno (o quasi) della sinistra ha detto: "E' colpa di Berlusconi".

Come dobbiamo prendere sta cosa? Beh sono molte le sfaccettature su cui potremmo elucubrare.

Primo: Alla sinistra manca un vero leader. L'attuale, di cui sinceramente non ricodo il nome, è trasparente (non nel senso positivo della trasparenza, ma perchè non si vede proprio, non c'è) non ha le stesse palle di alcuni suoi predecessori, quindi vivacchia nel suo personalissimo limbo e, forse, manco si è accorto del terremoto reale tutto preso com'è dei suoi terremotini interni.

Secondo: forse finalmente hanno capito che Berlusconi non è Dio come ci vuol far credere e quindi coi terremoti (almeno quelli tellurici) ha poco a che fare.

Terzo: dalla risoluzione in 26 giorni del problema "munnezza a Napule" non si sono ancora ripresi e, anzi, forse, stanno acora cercando sfrugugliamenti da dargli sotto, che si sono persi altre "disgrazie" nel cammino. Diciamo che sono rimasti un pò in dietro.

Ultimo ma non ultimo: sono rimasti in pochi. Non tanto i "baroni" della sinistra, i "leaders" i capoccioni. Quelli sono sempre lì e ci sono tutti, anzi di più. Sono rimasti pochi "quelli che li ascoltano". Quelli sotto. La massa, il popolo. Bastava vedere l'altra sera alla tivvù il congressino pro europee di quel leader del PD (leader?) di cui non ricordo il nome. Erano quattro gatti e gli spalti tuttintorno sembravano quelli della partita di calcio Borgoratti/Guastalla.

L'unico (e non è un merito) che si ostina con l'"anti berlusconismo" è lo strapagato-da-noi e dalla-pastosa-voce: Santoro sulla Rai. AnnoZero RaiDue
Ma anche qui c'è un calo di "qualita". E' evidente che Santoro, coadiuvato dagli strapagati giullare Travaglio e barzellettaro Vauro (o vice versa, poco importa), se ne strafrega dei problemi (che sarebbero veri) che propinano sulla televisione di Stato, ma pensa solo al proprio tornaconto. Santoro un vero quaqquaraqquà che riesce solo ad invitare un'altro superquaqquaraqquà politico nella sua trasmissione (sua? ma non è anche NOSTRA!?) . La meraviglia delle meraviglie: Antoine du Pierre al secolo antonio di pietro, l'uomo della Mercedes fantasma ... la cigliegina sulla "fetta" di torta.

Eh si! Sono (loro) proprio alla frutta... anzi sono... allo "zero assoluto"

16 aprile 2009

IO DICO EURI



In italiano, per nominare la valuta ufficiale dell'Unione Europea al plurale, dovremmo dire: EurI con la "i" e non: EurO con la "o".

Siamo l'unico paese in cui ogni volta che parliamo di soldi (di € nella fattispecie) esterniamo la nostra inspiegabile ignoranza, pur essendo un popolo di letterati e di antica cultura.

Ma perchè ci fanno dire: "2 euro"?
Mica diciamo "2 dollaro" no?!
"Sono andato a Parigi e ho speso 70 franco per la cena".
"In Germania un Grunding costa solo 345 marco".
"Quand'ero piccolo con 500 lira mi compravo un sacco di "ciungai ".

Noi che non contempliamo la "s" per il plurale, quando si andava in Spagna giustamente dicevamo: "Buona quella paella, un pò cara però a 200 pesetasssss ..."

Ma ora no. Ora con l'euro ci siamo fossilizzati sul singolare anche al plurale. La televisione, la radio e la stampa (che dovrebbero essere l'espressione della comunicazione più erudita, quella che ci aiuta a migliorare la lingua) inciampano regolarmente su quest'errore, piccolo ma madornale. (Senza contare tutti gli altri inciampi anche molto più gravi, naturalmente).

Certo, non è che da sti media (si dice proprio media dal latino, non "midia" dall'inglese, se no bisognerebbe dire colgheit invece di colgate) dicevo, sti media che ci spupazzano grandi fratelli, fattorie, isole dei famosi (famosi? mi pare più disperati ...) e importantissimi gossips (e cioè quaquaraquàs) non è che ci si possa aspettare la finezza Euro/Euri.

A questi signori della cultura mando i miei migliori saluto con l'auguri che i loro figlio possano in vece, migliorare il mondi in cui vivranno nel futuri.
Azz.